Prostituta per pagarsi gli studi

Pubblicato il da ilfogliorossodivicenza-nordest

LA STORIA.Una giovane vicentina iscritta a Medicina a Padova ha raccontato la sua drammatica storia in tribunale

«Non mi entusiasma ma sono soldi facili e non ho problemi All´inizio lo facevo per la cocaina adesso seleziono la clientela»

 

Una giovane prostituta all´interno di un appartamento. La vicentina accoglieva i clienti in ...

«All´inizio, tre o quattro anni fa, lo facevo qualche volta per comprarmi la cocaina. Poi ho smesso di assumere stupefacenti ma ho continuato a prostituirmi. Perchè? Sono soldi facili, mi pago gli studi e le mie spese e non ho problemi. Non posso dire che questa cosa mi entusiasmi, ma nemmeno che mi dispiaccia. Scelgo i clienti, e lo faccio ogni tanto».
È quanto ha raccontato una vicentina di 23 anni, ascoltata qualche giorno fa in tribunale a Padova come testimone nell´ambito di un processo per spaccio di droga. La giovane aveva assistito ad uno scambio di cocaina fra un pusher e un suo fornitore; inizialmente era stata denunciata, poi la sua posizione era stata archiviata. «Avevo accompagnato uno straniero che ha comprato cocaina da portare ad una festa dove dovevo recarmi anch´io - ha detto -, ma con la droga non c´entravo per nulla». In aula la giovane era stata accompagnata dal suo legale.
Al di là del processo penale, quello che fa discutere è la scelta - che lei definisce liberissima - di una ragazza di 23 anni, di famiglia molto modesta ma non indigente, residente nell´hinterland di Vicenza, di andare a letto con chi capita a pagamento. Studentessa di Medicina a Padova fuori corso, vive in un appartamento della città del Santo con altri coetanei universitari. I quali sanno e non sanno dove sia quando non passa la notte in casa. Di certo non lo sanno i suoi genitori. «Farebbero un colpo. Ma lo farebbe soprattutto mia nonna, che prega perchè io mi laurei e mi trovi un principe azzurro che mi sposi e la faccia diventare bisnonna».
La giovane infatti non si prostituisce in casa. Qualche volta va in quella dei clienti; altre, più spesso, in appartamenti del sesso. Di recente è stata identificata durante un blitz delle forze dell´ordine: era con altre ragazze italiane, ognuna nella sua stanza con il cliente, e il padrone di casa è stato denunciato per favoreggiamento della prostituzione.
«Lo faccio una o due volte la settimana. A fine mese, sono circa 6-700 euro», racconta la ragazza che non è una bellezza di quelle che fanno girare gli uomini quando cammina per strada, ma ha tutte le curve al posto giusto e uno stupendo sorriso. «La verità è che gli uomini - i miei clienti hanno di solito fra i 40 e i 50 anni - vengono da me per la trasgressione, cercano quello che la moglie non dà più loro da tempo. Non faccio la escort, non li accompagno a cena: da me vogliono sesso e li accontento perchè mi pagano bene».
A casa, a Vicenza, la studentessa torna ogni 15 giorni. Racconta di lavorare come cameriera in pizzeria e ormai non chiede più un soldo ai famigliari, anche perchè mamma e papà, che hanno altri figli, non riuscirebbero a mantenerla. «Il mio cruccio è che non riesco ad andare avanti con gli esami. In tre anni ne ho fatto 7, non ho neanche idea di quanti me ne manchino. Ma mi piace la bella vita, divertirmi, andare al mare, passare la notte in discoteca, vestire abiti lussuosi. Una delle prime cose che mi sono comprata (con le marchette, ndr), è stata una borsa di una griffe famosa. A Vicenza ho detto che era falsa, acquistata dai vu cumprà».
La vicentina sottolinea che la sua impressione è che alcune sue colleghe di studi siano come lei: «È troppo facile guadagnare così».
E ricorda che la prima volta che lo ha fatto per soldi è stato con un coetaneo, subito dopo la maturità. «Era un figlio di papà che a scuola ho sempre odiato. Arrogante, convinto che il mondo fosse ai suoi piedi. Vicenza è piena di gente così. Mi ha detto chiaramente che mi voleva, dopo avermi corteggiata invano. Io gli ho risposto che con lui sarei andata solo se mi pagava. Mi ha chiesto quanto. Gli ho risposto 10 mila euro. Me ne ha dati 300 e ho detto di sì. Erano quelli che mi mancavano per pagare la prima rata dell´università».

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