Quell'intreccio tra Di Paola, gli F35 e Finmeccanica

Pubblicato il da ilfogliorossodivicenza-nordest

da www.liberazione.it

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Il vero nodo sugli F35 non risale tanto a un'esigenza dell’aeronautica quanto della marina militare italiana e di alcuni suoi personaggi di vertice, che oggi dominano a livello politico militare e industriale le commesse di grandi appalti della Difesa. Infatti l’Italia è l’unico paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, ad avere due portaerei in servizio, e su queste attualmente sono imbarcati aerei che la Marina reputa “vecchi”, gli AV8 “sea harrier”.
Per loro caratteristiche le due portaerei italiane, la Garibaldi e la Cavour, possono cambiare gli attuali aerei solamente con gli F35B (con un costosissimo adeguamento del ponte di volo), modello più costoso e difettoso della sfortunata e costosissima nuova serie di aerei da bombardamento (non hanno alcuna capacità di difesa, servono solo a bombardare).
Quando il governo decise di acquistare gli F35 il ministro, e soprattutto ammiraglio, Di Paola, era a capo del Reparto politica militare dello stato maggiore difesa, poi diventò Capo di gabinetto del Ministro della Difesa e poi Direttore generale degli armamenti, fin quando arrivò a fare il capo di stato maggiore della difesa, posizione che occupò per 4 anni invece dei 2 consueti dal 2004 al 2008. Insomma lui, gli F35, li ha seguiti, consigliati e auspicati sin dall’inizio.Poi da Ministro ne ha ridotto l’acquisto da 131 a 90 per non compromettere il programma di fronte alla tragedia economica delle famiglie italiane (ma alla luce della lievitazione dei costi di produzione costeranno enormemente di più i 90 attuali che i 131 originariamente programmati al vecchio prezzo).

 

UOMINI CHIAVE
Ultimamente Di Paola, che proprio stamane il Sole 24 ore a pagina 7 inserisce tra i possibili presidenti "papabili" di Finmeccanica, ha messo i suoi uomini, che lo accompagnano in questa costosa scelta, nei posti chiave della Difesa. Infatti il giorno che fu annunciata la cessata fiducia al governo da parte del Pdl, il 6 dicembre 2012, il consiglio dei ministri, in extremis, decise la nomina dell’Amm. Binelli Mantelli a capo dello stato maggiore difesa (era stato il suo capo di gabinetto quando ricopriva l’incarico di Capo di smd) e l’ammiraglio De Giorgi, guarda caso Comandante delle forze aeree della marina dal 1999 al 2005, a capo della marina (quest’ultimo divenuto famoso perché esisteva un suo ordine che quando saliva a bordo delle navi dovevano essere serviti champagne e mandorle tostate, da militari vestiti da camerieri (vedasi l'articolo del Fatto Quotidiano e la eloquente foto qui allegata). Non sarebbe stato più opportuno e democratico prorogare di qualche mese le nomine delegandole a un governo autenticamente politico e neo eletto dal Popolo? Insomma, se Di Paola domani per caso dovesse essere nominato dirigente di Finmeccanica o Fincantieri, dalla parte dei “clienti” avrebbe degli ottimi amici.

 

NUOVE NAVI OLTRE AGLI AEREI, ED UNA NUOVA BRIGATA DI MARINA?
Dulcis in fundo, non bastassero i miliardi spesi per le portaerei (attualmente inutili) e quelli che serviranno per gli F35, l’ammiraglio De Giorgi ha annunciato domenica in un intervista alla AdnKronos che servono nuove navi e che tra un mese verrà costituita la Brigata San Marco (ma come, l’esercito chiuderà nel 2013 due brigate per spending review, manda a casa nei prossimi anni migliaia di militari precari dopo che hanno rischiato la vita in Afghanistan e Libano, e l’ammiraglio De Giorgi si fa una brigata di marina nuova di zecca?). Tutto questo con quali soldi? Con quali mezzi? Se rimanessero uomini e mezzi al livello attuale perché chiamarla Brigata? Sarebbe come continuare ad avere un'automobile e decidere di chiamarla Tir. O forse il progetto è cambiare nome per fare poi nuove commesse visto che il nuovo status lo prevederebbe automaticamente?
Di certo c'è solo che mentre gli italiani navigano a vista per arrivare a fine mese, gli ammiragli la rotta per i loro scopi la sanno tenere molto bene.

Luigi Capotti
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