«Fuochi artificiali!». Paolo Ferrero a Mestre per i lavoratori Pilkington e "Alternativi a Sinistra"

Pubblicato il da ilfogliorossodivicenza-nordest

Ferrero_Alternativi_a_sinistra_2Quando giovedì Paolo Ferrero è arrivato all’ingresso dello stabilimento Pilkington di Porto Marghera, è stato accolto con calore e gratitudine dalle decine di operai del presidio: il segretario nazionale, infatti, è stata la prima (e unica) personalità politica di spessore nazionale a recarsi in fabbrica per incontrarli, per ascoltare dalla loro voce il dramma che stanno affrontando.

 

Davvero non poteva esserci prologo migliore (e più emblematico del difficile momento del nostro Paese) per la visita in terra veneziana di Ferrero, arrivato da Roma per parlare del nascente progetto che ha in Rifondazione uno dei principali motori: un nuovo polo di sinistra, in vista delle prossime elezioni; un nuovo polo d’opposizione al governo Monti e alle forze che lo sostengono, un polo alternativo, portatore di cambiamento. E “Alternativi a sinistra” era proprio il titolo del dibattito organizzato al Centro culturale Santa Maria delle Grazie, a Mestre, all’interno del quale Ferrero ha incontrato compagni/e e cittadini/e di Venezia.

Ma torniamo all’inizio della visita del segretario e continuiamo, assieme, a ripercorrerne la cronaca. A Ferrero i lavoratori Pilkington hanno espresso il proprio sgomento per una situazione angosciante: la loro fabbrica sta per chiudere, senza un perché, non certo per colpa della crisi, dato che lo stesso tipo di produzione va a gonfie vele in altre aziende d’Italia. Ferrero ha sottolineato come la soluzione debba essere un intervento pubblico, come è succedeva in passato: molte altre fabbriche in Italia, in passato, sono state rilevate dallo Stato, risanate e riavviate a un’attività sana e produttiva, salvando i posti di lavoro. Da quando, invece, è stato fatto passare il messaggio che il pubblico fa schifo, è stato permesso a banche e grandi imprese di fare i loro comodi e questi sono i risultati: chiudono quando vogliono, non curandosi minimamente dei lavoratori. Ferrero ha salutato gli operai invitandoli a rimanere uniti, all’interno della fabbrica e con i lavoratori della altre ditte in difficoltà. E li ha incoraggiati a “farsi sentire”, a richiedere e richiamare l’attenzione che la loro vicenda merita, anche con azioni eclatanti, ben visibili.

Salutati gli operai, Ferrero è giunto al Centro Santa Maria delle Grazie. Qui, moderato dal consigliere comunale Bonzio, ha preso il via il dibattito. L’apertura è stata affidata alla toccante testimonianza di Fatima, giovane studentessa palestinese, che ha fatto toccare a tutti con mano le sofferenze del popolo della Striscia di Gaza. Via via si sono poi susseguiti i discorsi dei rappresentanti di molte realtà fondamentali del nostro territorio: dai sindacati al comitati “No Tav” e contro le grandi navi, fino al rappresentante della Rete Studenti Medi. Tutti gli interventi, nessuno escluso, facevano emrgere – chiaro e inequivocabile – un messaggio: non è più possibile continuare in questo modo, su strade contorte e deleterie, è ora di cambiare.

E cambiare si può! Su questo imprescindibile obiettivo erano imperniate anche le parole di Ferrero, che ha iniziato il proprio intervento soffermandosi su alcune situazioni intollerabili del mondo del lavoro, dell’industria in Italia: dal colloquio in Pinkilgton nel pomeriggio sino allo scempio dell’Ilva di Taranto. Per tutti i casi in cui gli industriali hanno fatto i loro comodi, sfasciando con incompetenza la produzione e rubando il futuro ai lavoratori, la soluzione solo una: deve intervenire lo Stato, per seguire il recupero dello stabilimento e far pagare chi ha speculato in maniera indecente.

«Ormai – ha denunciato Ferrero – l’idea che hanno i padroni in Italia è solo che si devono abbattere i costi del lavoro e, quindi, gli stipendi: per questo i nostri figli si ritrovano a lavorare con stipendi da 500-800 euro! Hanno idee folli: diminuire i costi, cancellare i diritti, col miraggio di diventare sempre più competitivi nel mondo. Ma queste merci, poi, nel mondo, a chi dovremmo venderle se l’intero mondo è in crisi? Per loro, inoltre, è una bestemmia che, per esempio, una persona possa rompersi una gamba senza che qualcuno ne tragga profitto. Vogliono tutto privato: assicurazioni pensionistiche, sanitarie, università: gli interventi in questo senso non sono isolati, ma testimoniano una vera logica sistemica. Vorrebbero risolvere la crisi intensificando gli stessi comportamenti che l’hanno generata: bisogna cambiare!»

Secondo Ferrero è necessario anche un cambiamento nell’approccio verso l’Europa. Non si tratta certo di rifiutare l’euro (pazzia), ma di riconsiderare l’applicazione pedissequa e acritica di direttiva e trattati europei. Così come sono concepiti e applicati negli ultimi tempi portano al massacro alcune zone dell’Unione Europea, in particolare il Sud. Basti pensare a un provvedimento come il cosiddetto fiscal compact, che mira – dicono – a istaurare meccanismi di stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria, salvaguardando la stabilità della zona euro. Bisogna allora sapere che in Italia per arrivare al pareggio di bilancio annuale è necessario trovare 80 miliardi solo per ripianare gli interessi dovuti a banche, finanziarie, ecc. Bene, il fiscal compact – approvato da Monti e dalle forze che lo sostengono – imporrà una spesa di ulteriori 50 miliardi all’anno, per 20 anni!

Non si può più permettere ai padroni di fare quello che vogliono, di imporre e perseguire solo il capitale, schiacciando la vita, il lavoro, la dignità, il futuro di tutti noi. Per questo – ha concluso il segretario – «stiamo lavorando per costruire una lista unitaria di sinistra, che raccolga tutti quelli che in questi anni si sono opposti a queste devastanti politiche liberiste. Per decidere il cambiamento insieme, dal basso. A partire dall’assemblea di sabato 1 dicembre, a Roma. Bisogna farsi sentire, far capire che l’elastico è tirato, perché ormai questi capiscono solo quando vedono i fuochi artificiali. E allora accendiamoli, questi fuochi, spariamoli prima che le polveri siano troppo bagnate!».

 

 da www.rifondazione.veneto.it

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