FUORI PORTA CON IL VAPORINO o LA TAV

Pubblicato il da ilfogliorossodivicenza-nordest

  

GuidoGuido Zentile* - Il dibattito sul treno ad alta velocità, o meglio alta capacità, nella direttrice ovest - est, si è riacceso in questi giorni, qui a Vicenza. Si continua ad insistere e premere sulla necessità che il nostro territorio deve sacrificarsi per lasciare spazio al progresso, o meglio, allo sviluppo economico. Ed ecco quindi che bisogna lasciare spazio ad un'altra ferrovia. Ma è proprio necessario separare il traffico veloce, di scorrimento, dal traffico regionale? In previsione di che? La risposta, per noi, è evidente: costruire un modello di politica industriale che innanzitutto vuole la mobilità territoriale, e poi, in secondo piano, rendere partecipe la fabbrica, quella struttura che dovrebbe stare al centro di una dinamica localistica e coinvolgere la persona e l'ambiente. Quindi, delocalizzare, spostare le merci, e creare il deserto nel territorio che si vorrebbe attraversare con questa grande opera.

Disponiamo di un mezzo di trasporto che prima di tutto deve essere valorizzato, le cui potenzialità, affiancate dalla tecnologia informatica, darebbero la possibilità di avere un servizio valido ed efficace, e soddisfare, così, la variegata utenza che si plasma, dal viaggiatore (in particolare il pendolare classico), per le piccole - medie, e lunghe percorrenze, al trasporto merci, sia intermodale, sia con il ripristino del servizio merci locale a carro.

Invece il sistema ferroviario, oggi, dopo aver smantellato una struttura che creava dialogo, rete e comunicazione, ha polverizzato un intero settore creando dei disservizi, dovuti, fra i quali, alla chiusura delle stazioni, anche importanti come bacino d'utenza (vedi Schio e Cittadella), diventando luoghi anonimi dove nell'ignoto più assoluto attendi il treno, con l'aggiunta del brivido dell'imprevisto: un ritardo o addirittura la soppressione della corsa.

Sarebbe opportuno che gli Amministratori Locali, prima di tutto, non ascoltassero a priori le richieste degli industriali, ma ascoltassero la gente, la loro gente, la voce di chi vive le città, i paesi, quei pendolari che utilizzano quotidianamente la nostra rete ferroviaria. Chiedono semplicemente di poter viaggiare, di poter utilizzare il treno, di ripristinare e fruire dei servizi di stazione. Questo bisogna fare, ricreare e ricostruire quello che si è intenzionalmente perso.

 

*Responsabile dipartimento ambiente, territorio e mobilità sostenibile - PRC-FdS - Vicenza

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