Vendetta di Stato sui No Dal Molin. Trenta condanne a Vicenza

Pubblicato il da ilfogliorossodivicenza-nordest

Dura sentenza per un'occupazione di pochi minuti delle scale della Prefettura

Quando è finita la lettura della sentenza Cinzia Bottene s'è messa a gridare dicendo di togliere la targa che c'è in ogni tribunale. «Perché la legge non è uguale per tutti!». Michela Rizzi, giudice a Vicenza, dopo più di due ore di camera di consiglio ha condannato a cinque mesi e cinque giorni Cinzia Bottene e una trentina di cittadini che protestavano contro la concessione agli Usa dell'aeroporto Dal Molin per un'ennesima base dello Zio Sam sul territorio berico. Era il 16 gennaio del 2008 quando Cinzia e gli altri entrarono negli uffici della prefettura di Vicenza. Erano entrati in prefettura respingendo un poliziotto e rompendo una porta, per poi incatenarsi alle scale del palazzo. Durò una quarantina di minuti. Un'azione simbolica dentro un'aggressione al territorio che è politica e militare. A tutti è stata riconosciuta l'attenuante
di aver agito per motivi di valore morale o sociale ma per tutti sono scattati i dispositivi del codice pensati proprio per criminalizzare il dissenso sociale, per trasformarlo in una questione di ordine pubblico ad esempio la resistenza, l'interruzione di pubblico servizio, la manifestazione non autorizzata. Era l'epoca del tristo governo Prodi, quello che perfezionò l'accordo con i nordamericani gelando le speranze dei vicentini e dei pacifisti di tutto il Paese.
Cinzia Bottene, sull'onda del movimento, sarebbe divenuta consigliera comunale di una lista di movimento. Assieme a lei sono stati condannati molti partecipanti al presidio permanente come Olol Jackson e Francesco Pavin. Prosciolto, invece, Arnaldo Cestaro, la vittima più anziana della Diaz che vive proprio nella zona. «Solidarietà ai nostri compagni condannati. Ci sentiamo tutti condannati, hanno condannato l'intera città - dice a Liberazione Guido Zentile, candidato sindaco per Rifondazione alle comunali imminenti - cercano di dare il colpo di grazia al movimento che si batte contro la militarizzazione. Vogliono far vedere chi comanda ma è tutto da vedere. Domani saremo tutti alla manifestazione».
«Si tratta di una sentenza vergognosa - commenta il movimento vicentino - che criminalizza chi con passione difende la propria terra mentre le decine di esposti sul cantiere statunitense sono stati insabbiati dalla stessa Procura. Cinque mesi di reclusione per essersi incatenati a una scala, mentre l'esercito statunitense, sempre più corpo estraneo alla città, va in giro per il mondo a scatenare guerre e, a Vicenza, ha prodotto danni gravissimi al sistema idrogeologico». Se infatti la legge s'è abbattuta implacabile su chi protestava, «l'intera vicenda della concessione dell'area per l'ecomostro di una base di guerra s'è svolta nell'illegalità più completa», continua Cinzia Bottene, «gli Usa hanno lavorato sulla base di un permesso orale, ci è stata negata la Valutazione di impatto ambientale e il Consiglio di Stato ha decretato l'impossibilità di svolgere un referendum cittadino perché lo avremmo stravinto come dimostrarono i risultati e l'affluenza alla consultazione autogestita».
Le difese hanno puntato sulla legittimazione ad agire rispetto all'evidenza della sovranità caplestata e, contro questa sentenza, hanno già annunciato che ricorreranno in appello. «Ma la miglior risposta è continuare a difendere la terra dalla militarizzazione: per questo domani, 4 maggio - annuncia il movimento - daremo vita a un nuovo corteo (indetto da tempo, concentramento ore 10.00 Piazzale della Stazione) che, lungo il suo percorso, passerà anche sotto il tribunale di Vicenza».

Checchino Antonini, da www.liberazione.it
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